Cooperazione internazionale: posizione sulla programmazione 2017–2019

(Regioni.it 3326 – 19/02/2018) Le Regioni, nel corso della Conferenza Unificata del 15 febbraio, hanno espresso un parere favorevole sul documento triennale di programmazione e di indirizzo 2017–2019 sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo. Il via libera della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome è contenuto in un documento (che è stato consegnato al Governo) in cui si sottolinea l’esigenza di un approccio maggiormente partecipativo tra l’Amministrazione centrale e il sistema regionale in cui si possa dar vita ad una fase di consultazione prima della definizione del contenuto del Documento. Secondo le Regioni servono meccanismi di condivisione del flusso di informazioni relative agli strumenti di cooperazione nazionale più efficaci. La Conferenza sottolinea la necessità che le Regioni e Province autonome siano coinvolte all’elaborazione dei “programmi Paese di cooperazione triennali”.
In generale serve più informazione sulle procedure ed un dettaglio più chiaro dell’allocazione finanziaria delle risorse previste che sono comunque, sottolineano le Regioni nel loro documento, molto esigue. In fine un auspicio relativo alla possibilità di concordare posizioni comuni per la negoziazione con la Commissione europea sul futuro dei fondi per la cooperazione decentrata, in particolare del dispositivo Non-state actors and local authorities in development.
Si riporta di seguito il documento della Conferenza delle Regioni (pubblicato anche sul portale www.regioni.it, sezione “Conferenze).
Parere ai sensi dell’articolo 12, comma 3, della legge 11 agosto 2014, n. 125
Punto 3) O.d.g. Conferenza Unificata
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, premesso
– che nella seduta del 20 gennaio 2018 il Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS) ha approvato il “Documento triennale di programmazione e di indirizzo 2017-2019” (di seguito “Documento”) e la “Relazione annuale sull’attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo nel 2016”, in attesa dei pareri del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo e del Parlamento per l’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri;
– che il Documento costituisce il quadro di riferimento comune per le Amministrazioni dello Stato e per gli altri soggetti della cooperazione, delineando la visione strategica della cooperazione allo sviluppo italiana e definendone priorità tematiche e settoriali;
considerato
– che, in virtù dell’art.12, comma 3, della legge 125 del 2014, il Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, successivamente all’esame del succitato Comitato, acquisisce il parere della Conferenza unificata;
– che il documento rappresenta un ulteriore passo per dare una piena e concreta attuazione ai principi e criteri contenuti nella legge 125 del 2014, nonché per migliorare la qualità e l’efficacia della cooperazione allo sviluppo, come componente fondamentale della proiezione internazionale del nostro Paese;
richiamato il proprio parere sul documento triennale di programmazione e di indirizzo 2015-2017, adottato il 16 luglio 2015 (15/66/CU15/C3) e quello sul documento triennale 2016-2018, adottato il 25 maggio 2017 (17/62/CU04/C3);
a) apprezza il riconoscimento del ruolo delle Regioni “di collegamento tra i diversi attori territoriali e con le amministrazioni dei Paesi partner”, al fine di “costruire partenariati duraturi in ambiti di reciproco interesse: sociale, culturale, economico” di cui alla sezione Partenariati territoriali del Documento;
b) apprezza il riconoscimento del ruolo delle Regioni contenuto nella sezione L’Educazione alla Cittadinanza Globale: “Le Regioni hanno infatti un ruolo primario di coordinamento, in stretta collaborazione con gli Uffici Scolastici regionali, delle attività di educazione alla cittadinanza globale e realizzano progetti di educazione alla cittadinanza globale nei loro territori, coinvolgendo diversi soggetti del mondo della scuola, della società civile, dell’Università, del settore privato”;
c) apprezza il riconoscimento del ruolo delle Regioni esplicitato nella sezione La Migrazione e Sviluppo, contesto in cui “gli enti territoriali svolgono un ruolo fondamentale. (…) In Italia gli immigrati vivono in contesti locali specifici e necessariamente hanno rapporti con le istituzioni, le entità economiche e commerciali e la società civile. Creano inoltre un rapporto stabile tra il territorio di origine e quello di accoglienza, ciò che rende le istituzioni del territorio, in particolare le Regioni e gli enti locali, partner privilegiati della cooperazione pubblica allo sviluppo in iniziative di co-sviluppo”;
d) concorda sulla necessità di affrontare le cause profonde delle migrazioni dal continente africano non come un’emergenza “ma in un’ottica di lungo periodo, trasformando il fenomeno migratorio in un’opportunità di crescita economica e di sviluppo sociale per i Paesi di origine e per l’Europa”;
esprime parere favorevole sul Documento, auspicando
1) un approccio maggiormente partecipativo tra l’Amministrazione centrale e il sistema regionale che preveda la necessaria previa consultazione nella fase di definizione del contenuto del Documento;
2) maggiori e più chiare informazioni sulle modalità di coinvolgimento del sistema regionale – anche in virtù di quanto rappresentato al precedente punto c) – nelle attività e nell’utilizzo delle risorse del Fondo per l’Africa (Legge 232 dell’11 dicembre 2016) per finanziare interventi volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i Paesi africani di importanza prioritaria per le rotte migratorie;
3) più efficaci meccanismi di condivisione del flusso di informazioni relative agli strumenti di cooperazione nazionale (in particolare, la Conferenza sottolinea la necessità che le Regioni e Province autonome siano coinvolte all’elaborazione dei “programmi Paese di cooperazione triennali”);
4) un maggiore e più chiaro dettaglio dell’allocazione finanziaria delle risorse previste, rispetto alle quali comunque si sottolinea l’estrema esiguità di quelle messe a disposizione per le autorità territoriali;
5) migliori informazioni in merito alle procedure comparative attraverso le quali “potrà inoltre essere affidata la realizzazione di iniziative programmate e approvate dal Comitato Congiunto agli enti territoriali che abbiano nel Paese e/o nel settore di riferimento, comprovate professionalità, esperienze e conoscenze tali da consentirne la migliore esecuzione” (Sezione Partenariati territoriali);
6) l’avvio di tavoli di concertazione tra DGCS, AICS, Regioni, Province autonome e Autonomie locali per la predisposizione di strategie di programmazione delle iniziative di cooperazione internazionale ed educazione alla cittadinanza mondiale per promuovere la sussidiarietà delle risorse finanziarie disponibili a livello Europeo, Nazionale e Locale e la coerenza delle rispettive politiche a livello territoriale;
7) la possibilità di concordare posizioni comuni per la negoziazione con la Commissione europea sul futuro dei fondi per la cooperazione decentrata, in particolare del dispositivo Non-state actors and local authorities in development.
Roma, 15 febbraio 2018
( sm / 19.02.18 )
Fonte Regioni.it